Progetti / Loris POET
600 ANNI E NON DIMOSTRARLI
Località
Pinerolo (To)
Anno
2007
Condizioni
Opere realizzate
Tipologia
Recupero, restauro e ristrutturazione
Struttura prevalente
Muratura
Restauro globale di edificio vincolato
La “Casa del Vicario” sorge all'incrocio tra Via Principi d'Acaia (anticamente Via Nuova)
e Via Trento (anticamente Porta di Francia), nel centro storico di Pinerolo.
Gli elementi decorativi, l'elevazione su quattro livelli e la collocazione all'angolo della
principale via di collegamento tra il “piano” ed il “borgo” denotano la preminenza del
fabbricato sul contesto delle abitazioni circostanti.
L'appellativo ricorrente di “Palazzo del Vicario” deriva da uno dei primi proprietari,
castellano in Pinerolo, nel 1435; la carica di castellano era meglio identificata in quella
di vicario dell'autorità superiore sul territorio, quindi da ciò si ritiene derivi
l'appellativo.
La struttura architettonica ed il paramento esterno la datano intorno alla fine del XIV°
secolo. La tipologia è quella classica degli edifici medievali: piano terra con botteghe
affaccianti su via tramite aperture ad arco ribassato, piani superiori destinati ad
abitazione con aperture a bifora con cornici in cotto a sesto acuto (da disegni del
d'Andrade), importanti balconi lignei e pregevoli fasce marcapiano in elementi in cotto.
Caratteristica peculiare della Casa del Vicario è la presenza sull'angolo smussato del
piano terreno della cosidetta " pejra d'la rajsoun " (pietra della ragione) alla quale
venivano costretti i debitori insolventi.
Nonostante l'avanzato stato di degrado e gli interventi pesanti sulle facciate e negli
interni, la fisionomia originaria di palazzo è rimasta pressochè immutata nel volgere
dei secoli.
Il tamponamento delle aperture al piano terreno, l’inserimento di serramenti
rettangolari in sostituzione delle bifore e la distruzione degli elementi in cotto delle
cornici a sesto acuto hanno pesantemente segnato la facciata su via Principi d’Acaja;
la facciata su Via Trento ha subito danni ancor maggiori in quanto, oltre agli interventi
sui serramenti si può rimarcare la demolizione di gran parte del balcone ligneo e,
soprattutto, lo stravolgimento dell’assetto delle aperture originarie.
L'intervento di recupero e restauro si è svolto per gradi, con un primo stadio
finalizzato alla messa in sicurezza, un secondo di rimozione degli elementi in palese
incongruenza rispetto alla datazione dell’edificio, ed un terzo stadio di indagini e
valutazioni propedeutiche a quello finale di stesura del progetto.
Il consolidamento strutturale è stato affrontato con interventi non invasivi, volti a
limitare le variazioni nell'assetto tensionale, evitando una sostanziale trasformazione
delle originarie caratteristiche strutturali;
i solai lignei a cassettoni che, stante l'abbondante dimensionamento degli elementi
portanti si presentavano strutturalmente in stato di efficienza, sono stati oggetto di
ripristino e consolidamento, tramite rinforzi metallici di collegamento con le murature
perimetrali;
la copertura ha subito il rifacimento totale con revisione delle capriate, sostituzione di
elementi deboli e deteriorati, messa in opera di piastre metalliche di collegamento;
si è assicurato il ripristino della continuità della struttura muraria intervenendo
puntualmente sulle numerose lesioni e fessurazioni tramite rinforzo nel lato interno
con iniezioni consolidanti di malte naturali fluidificate e con un intervento di “cuci -
scuci” sul paramento esterno; la stilatura dei giunti di allettamento è stata realizzata
con malta a base di inerti silico-calcarei e calce idraulica naturale, con un grado di
finezza e cromia il più possibile simile al preesistente; si è inoltre provveduto alla
messa in opera di nuove catene di ammorsamento, con disegno e dimensioni degli
arpioni come preesistenti, (tratti da disegni del D'Andrade)
Il lavoro che maggiormente ha contribuito a riportare il palazzo nel suo aspetto più
consono è stato il ri-ordino dell'assetto compositivo delle facciate, pesantemente
stravolto nella posizione, dimensione e forma delle aperture, e nelle dimensioni dei
balconi, stravolgimenti avvenuti nel corso dei secoli.
In base al rilievo puntuale dell'esistente si è provveduto alla sostituzione degli
elementi in laterizio ammalorati o mancanti con altri realizzati artigianalmente, con
argille cromaticamente coerenti, sia per le cornici delle aperture (finestre e portoni)
che per gli elementi sagomati della fascia marcapiano; per i balconi lignei si è
provveduto al restauro strutturale dei modiglioni esistenti e al rifacimento totale di
tutti gli elementi mancanti.
Sulle facciate in laterizio è stata effettuata una pulizia finale tramite idropulitura a
bassa pressione e trattamento superficiale idrorepellente incolore.
L'intervento sulle facciate ha portato alla luce un esteso affresco con pregevoli scene
allegoriche ed il blasone del casato dei Romagnano di Virle, di cui tale Giorgio Bot
fu appunto il vicario in Pinerolo.
Preziose fonti di informazioni si sono rivelati gli schizzi del d'Andrade del 1883 e le
descrizioni di Paolo Tosel ne "La medioevale Casa del Vicario", estratto dal Bollettino
della Società Piemontese d'Archeologia e di Belle Arti - anno III°, 1949 - Biblioteca
della Galleria Civica d'Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
600 anni e non dimostrarli
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