Progetti / ARMANDO TORTELLA
PROGETTO E D.L. DELLA CHIESA PARROCCHIALE "BEATO ANDREA" E DELLE OPERE PARROCCHIALI
Località
Peschiera del Garda (VR)
Anno
1986-89
Condizioni
Opere realizzate
Tipologia
Edifici pubblici
Struttura prevalente
Struttura mista
La scelta progettuale della tipologia a “monoblocco”, che in un unico corpo di fabbrica racchiude la zona di culto e la zona delle attività collaterali (di insegnamento, di ricreazione, di servizio), è stata dettata da un’esigenza di chiara lettura e comprensione volumetrico-formale, nonché da considerazioni di tipo economico-strutturali, distributive (funzionalità e razionalità nei percorsi interni), e, non ultima, dalle caratteristiche dimensionali e morfologiche della planimetria del lotto.
Il monoblocco è articolato su due piani sovrapposti, tre se si considera la porzione di edificio a sud-est, quello della canonica-sacrestia-matroneo.
Al piano terra trovano la loro collocazione le opere parrocchiali, con la sala giochi, le aule didattiche e una sala comune polivalente, oltre ai relativi servizi igienici ed alla canonica; al primo piano la grande aula per la chiesa, la cappella feriale, la sacrestia e i servizi annessi.
È importante fissare l’attenzione su questa “tipologia edilizia”, sul fatto che l’unitarietà dell’involucro-contenitore vuole esprimere economia costruttiva, integrazione di attività e funzioni che si giustificano nel loro rapporto reciproco.
La struttura a “monoblocco” permette inoltre una certa flessibilità e funzionalità nella definizione degli spazi interni; nello stesso corpo di fabbrica trovano posto la chiesa e la sala polivalente, le aule e la sala giochi (per le aule e la sala comune sono state previste pareti mobili che permettono, in relazione alle attività di piccoli, medi e grandi gruppi, di poter disporre di volta in volta di spazi dimensionali diversificati).
Descrizione dell’edificio
L’organismo architettonico risulta composto dall’aggregazione di forme semplici: il corpo principale è un parallelepipedo fondato sui principi della modularità (maglia da 4 m x 4 m), in cui si innestano due cilindri posti agli estremi di un lato maggiore; questi cilindri ospitano al loro interno la custodia eucaristica e il fonte battesimale. Vi sono inoltre due prismi triangolari diversificati dimensionalmente che definiscono gli ingressi alla chiesa-cappella feriale da un lato, e canonica dall’altro. Ad essi vanno aggiunti, quali elementi qualificanti, il timpano per la facciata principale della chiesa ed al piano terra il percorso porticato, contraddistinto da 12 colonne, binate a due a due, sul lato dei cilindri.
La copertura dell’intero edificio prevede, nella sua forma, altezze in progressivo aumento a partire dall’ingresso della chiesa fino al presbiterio, in tre riprese dimensionalmente uguali, ben scandite e leggibili anche dall’esterno, passando dai 10 metri iniziali ai 17 metri finali.
Il graduale innalzamento della copertura è ritmato dalla presenza all’interno, delle travi in legno lamellare.
L’opera architettonica esercita sulle persone che la osservano l’idea di matericità fisica e la certezza di trovarsi di fronte all’edificio “sacro”. Vi è altresì da rilevare l’impostazione ritmica delle forature, in una concatenazione volutamente studiata, che oltrepassa le singole facciate, la luce da essa prodotta, l’orientamento e l’ubicazione delle strutture emergenti, al fine di connotare con incidenza la sacra fabbrica. L’edificio è contraddistinto da facciate con forature che portano, negli spazi interni, luci vibrate. Inoltre vi è stato uno sforzo nella fase progettuale al fine di riservare poco spazio al non finito in facciate: ogni parte, ogni elemento è finalizzato a non destare nell'osservatore l’idea del non risolto, dell’arbitrario e dell’incerto. L’edificio architettonico nel suo insieme persegue l’obiettivo di unità di forma, superficie, volume, funzione ed incide nella mente una certa “espressività” grazie alle facciate ben riconoscibili nel panorama dell’edificato circostante. Lo sforzo inoltre è stato indirizzato nel senso di dare a ciascun elemento della chiesa, facciata o interno, una propria identità. Per la facciata principale, quella dell’ingresso alla chiesa, è innegabile il legame con il passato, con opere sacre lontanissime nel tempo e nello spazio, ma legate al nuovo edificio da una sotterranea continuità, nell’intento di esprimere un processo che si svolge nel “tempo” e ad esso si rivolge.
Sul piano simbolico-decorativo riveste particolare interesse e impreziosisce la facciata la vetrata costituita da tessere colorate modulari che disegnano nel loro insieme un ulivo stilizzato, a testimoniare la pace, la fratellanza, l’unione della comunità parrocchiale. Vi sono da aggiungere, nella descrizione dell’opera, altri dettagli che contribuiscono ad arricchirla, quali il mosaico, pure in tessere modulari di marmo colorato, dal quale dipartono a forbice due direttrici sul piano del pavimento: verso la zona penitenziale e verso la parola di Dio e l’eucarestia. Interessante invenzione di carattere volumetrico-luminoso è la creazione di un “matroneo” fruibile e con evidente funzione di espandere la luce, carica dei colori gradevoli delle vetrate artistiche, nella zona del presbiterio; una luce diffusa e vibrante proviene anche dai cilindri, dinamizza gli spazi al loro interno: il battistero e la custodia eucaristica; è significativa la presenza lungo l’asse dei cilindri all’interno della chiesa, di due interventi murari, due supporti in cemento armato faccia a vista con inserti in marmo rosso di Verona, per alloggiare le statue del Beato Andrea e della Madonna.
Progetto e d.l. della Chiesa Parrocchiale "Beato Andrea" e delle opere parrocchiali
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