Autore del progetto
Progetti / MARCELLO PALOZZO

AREA ARCHEOLOGICA ANTICHE MURA

Località Jesolo, area archeologica antiche mura
Anno 2004/2010
Condizioni Proposte non realizzate
Tipologia Urbanistica e ambiente
Struttura prevalente Altro
CENNI STORICI Testimonianze risalenti al periodo che va dalla prima età imperiale romana al XII secolo e riferibili al più antico insediamento jesolano sviluppatosi in quell’area. I resti visibili nell’area archeologica di via Antiche Mura riguardano la cattedrale romanica di S. Maria Maggiore di cui oggi rimane poco più che un pinnacolo, ma ad un livello inferiore sono state rinvenute, con uno scavo realizzato tra il 1963 e il 1966 e una successiva indagine nel 1985, le fondazioni di due basiliche precedenti, di minori dimensioni, la prima risalente al V secolo e la seconda al VII. E’ stata così dimostrata la sovrapposizione sullo stesso sito di tre costruzioni successive inseritesi l’una sull’altra, di cui le due più antiche rappresentate da semplici edifici di impianto basilicale sorti prima dell’istituzione della sede vescovile equilense, la terza, invece, rappresentata da un grandioso corpo di fabbrica sorto per iniziativa degli stessi vescovi e quindi provvisto del titolo di cattedrale. La piccola basilica del V secolo era probabilmente una cappella di missione voluta dai vescovi di Altino; dai pochi resti di fondazione ritrovati è possibile intuirne la struttura ad aula unica quadrangolare (all’incirca 15 metri di lunghezza per 13 di larghezza) con un’abside finale a completamento. La prima chiesa quasi sicuramente non sopravvisse all’età delle invasioni e lasciò il posto ad una seconda costruzione nel VII secolo. La seconda basilica aveva un impianto rettangolare (circa 20 metri di lunghezza per 13 di larghezza) suddiviso in tre navate terminanti forse con tre absidi, di cui c’è traccia sicura solo per le due laterali. La terza basilica, progettata e realizzata tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo, conservava quasi integralmente i muri perimetrali fino agli inizi del Novecento, prima che i bombardamenti del 1917-’18 la distruggessero completamente, eccetto il pinnacolo che ancora si conserva. La ricostruzione in pianta e in alzato, agevolata da disegni, stampe e foto ottocenteschi oltre che dai resti in situ, mostra un edificio rettangolare lungo circa 40 metri e largo 25, con un transetto sporgente dai muri laterali di circa 4 metri e tre absidi al termine delle tre navate. La facciata e le pareti esterne dovevano essere movimentate da nicchie, arcate cieche e lesene. Circa 250 metri a nord del complesso basilicale di S. Maria Maggiore, furono scavati per la prima volta nel 1954 i resti di una piccola chiesa, databile fra il VI e il VII secolo e identificabile con il monastero di S. Mauro. Il luogo era raggiunto anticamente da un canale, il rivus sancti Mauri, collegato quasi certamente alla navigazione litoranea facente capo alla Piave vecchia. La chiesetta presenta una pianta simile a quella della seconda basilica equilense, ma con solo due absidi semicircolari ai lati e il presbiterio rettangolare; accanto ci sono tracce di un ampliamento dell’edificio o dell’esistenza di una costruzione aggiunta. E' possibile, tuttavia, ipotizzare, sulla base dei dati archeologici indicanti modifiche strutturali realizzate tra X e XI secolo, che la chiesa sia divenuta vero e proprio monastero solo in quel periodo, prima di essere abbandonata a causa dei sempre più gravi fenomeni di impaludamento e ingressione dell’acqua marina. Lo scavo, una volta terminato, è stato ricoperto, perciò i resti di S. Mauro non sono attualmente visibili.
Area archeologica antiche mura
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